Dopo la grandinata del 6 novembre che aveva praticamente distrutto 100 ettari di carciofaie per un danno di circa 1 milione di euro nella valle del Coghinas, le gelate dei primi giorni dell’anno hanno colpito pesantemente il sud Sardegna, con perdite stimabili in circa 7 – 8 milioni di euro.
La patria del carciofo, Samassi, Serramanna, Villasor, Nuraminis, dove si produce circa il 50 per cento del carciofo sardo, è stata mandata ko dal gelo, con il danneggiamento di circa il 60 per cento del raccolto.
“Il 2016 si è chiuso male, ma il nuovo anno è cominciato peggio – afferma il presidente della cooperativa Arpos di Sanluri Priamo Picci -. Le notti dal 30 dicembre al 2 gennaio hanno danneggiato le carciofaie, quella dell’epifania è stata il colpo di grazia che ha compromesso la stagione”.
Un danno sul danno, visto che i produttori sardi arrivavano da una stagione, quella dello scorso anno, pessima per motivi, opposti: allora furono le temperature alte a favorire e anticipare la maturazione dei carciofi congestionando il mercato: in un mese ci si è ritrovati il prodotto che sarebbe dovuto essere diluito in tre mesi, con il conseguente crollo del prezzo da 70 a 30 centesimi.
Quest’anno la stagione è iniziata malissimo per i produttori sardi, ed in particolare per quelli della Valle del Coghinas.
“La grandinata del 6 novembre ha danneggiato il raccolto di 100 ettari – spiega il presidente della cooperativa della Valle del Coghinas Giovanni Pes -, causando circa 1 milione di euro di danni. Per fortuna – continua – siamo stati graziati dalle gelate e dopo un dicembre nero si prospetta un gennaio positivo con prezzi che si attestano sui 70 centesimi a carciofo”.
I colleghi del sud Sardegna sono messi peggio, anche perché in molti casi non potranno neppure usufruire del paracadute assicurativo a causa dei mancati rimborsi.
Circa il 65 per cento del costo dell’assicurazione, infatti, viene rimborsato da Agea.
“Fino a quando i rimborsi sono stati puntuali il sistema ha funzionato – spiega il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu - consentendo ai produttori di coprire in banca i prestiti fatti per le assicurazioni. Quando invece Agea ha cominciato a pagare in ritardo o non pagare proprio, il sistema è saltato. In tanti aspettano i rimborsi del 2014 e 2015, qualcuno anche del 2013: per questo quest’anno hanno rinunciato all’assicurazione, non avendo la possibilità di indebitarsi ulteriormente”.
Una stagione nera dunque per una delle principali colture isolane. In Sardegna, terza produttrice italiana dopo Puglia e la Sicilia, si destinano alla coltivazione dei carciofi 12mila ettari. La varietà di gran lunga più prodotta è lo spinoso, circa il 60 per cento, segue il tema con il 15 per cento, il restante 25% è rappresentato soprattutto da violetto, terom, romanesco e apollo.
La media di produzione è di 50mila capolini ad ettaro. Il 62% della produzione dei carciofi appartiene alla provincia Cagliari, seguita da Sassari (27%), Oristano (11%) e Nuoro (1%).
Da qualche anno il carciofo spinoso gode anche della Denominazione d'origine protetta (Dop). E' stato costituito il consorzio di tutela che ha sede a Valledoria e del quale fanno parte 32 aziende (per circa 500 ettari), soprattutto del sassarese, oristanese e Medio Campidano.
“La lentezza burocratica – sottolinea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – acuisce il problema e spesso inficia iniziative che nascono come aiuti. In questo caso gli agricoltori hanno rinunciato a stipulare le polizze assicurative, l’unica ancora di salvezza in stagioni nere come queste. Quando non si rispettano le scadenze non si danno certezze ad una azienda e si fanno prendere impegni che comunque dovranno saldare a interessi altissimi”.